L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare molto serio, che deve essere adeguatamente diagnosticato e curato. Se sottovalutato, può anche danneggiare, in modo irreversibile, sia la salute fisica, che psichica di una persona.
Di cosa si tratta?
Il soggetto anoressico tende a non mangiare per non assumere calorie. Questo tipo di atteggiamento provoca una forte diminuzione del peso corporeo rispetto al minimo normale; il soggetto vive con la costante paura di ingrassare ed ha una percezione del tutto alterata della valutazione fisica del proprio corpo.
Il paziente presenta un basso livello di autostima ed un’errata percezione del proprio stato di salute.
Il livello di gravità del disturbo dipende dal valore dell’indice di massa corporeo (BMI). In un soggetto normopeso il BMI ha un valore compreso tra 18.5-24.8 Kg/ m².
Secondo il DSM 5, è possibile distinguere due tipi di anoressia nervosa:
I primi sintomi possono manifestarsi durante la fase adolescenziale. Il soggetto, di solito, viene sottoposto alla visita di uno specialista per volere dei genitori preoccupati dell’evidente perdita di peso.
Di solito la persona anoressica non sembra preoccupata per la rapida ed eccessiva perdita di peso, poiché tende a negare del tutto il problema di cui soffre.
Le possibili cause dell’anoressia nervosa
Non esiste un unico fattore responsabile dello scatenarsi di tale disturbo. Solitamente si tende a considerare più fattori, come ad esempio:
Le conseguenze dell’anoressia
La situazione di semidigiuno e le condotte di eliminazione possono determinare condizioni mediche potenzialmente pericolose per la vita del paziente anoressico.
Tali condizioni compromettono diversi sistemi organici, provocando disturbi come:
Tutti i disturbi tendono a scomparire riportando i parametri vitali nella norma e normalizzando il peso corporeo del paziente.
Trattamento
Vista la complessità del disturbo, di solito, si ricorre ad un intervento multidisciplinare, che comprende:
La psicoterapia permette di aiutare il paziente a rivalutare la propria immagine fisica, la propria autostima e le proprie difficoltà interpersonali.
Il paziente, durante il percorso di psicoterapia, impara a gestire la propria ossessione di ingrassare.
Dopo un’attenta anamnesi si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere e si inizia con il percorso terapeutico.
Durante i vari incontri, lo psicoterapeuta stimola il paziente ad individuare i meccanismi psichici del disturbo, analizzando il suo passato, le sue emozioni, il suo comportamento disfunzionale e la strategia da mettere in atto per evitarlo dando centralità al suo vero sé.
Il paziente deve riconoscere la preoccupazione per la forma ed il peso del proprio corpo, per poi arrivare ad affrontare il desiderio di perfezionismo, le difficoltà relazionali e la sua bassa autostima.
In questo modo capisce che il suo disturbo alimentare altro non è che il riflesso di un vissuto emozionale fatto di sofferenza e di senso di inadeguatezza.
Nella fase finale del percorso vengono forniti gli strumenti per affrontare eventuali e future ricadute. Infine vengono fissati degli incontri periodici per valutare insieme i progressi effettuati.
D.ssa Maria Ricciardi